Nuvole Rosse Sotto il Mare

Solfanelli Editore

Collana Pandora - Aprile 2012

 

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Primo Capitolo

 

 

PRIMO CAPITOLO                  

Dalla finestra al primo piano di Largo Ripetta di giorno si vedeva il mare.

Seduto sul pavimento sporco e con lo sguardo che si perdeva nel buio, Masetto attendeva impaziente il consueto rifornimento di sale e farina di contrabbando e cominciava a essere preoccupato. Aspettava da più di tre ore e sapeva di rischiare grosso quella sera.

Il giorno prima, l’8 settembre 1943, la voce alla radio aveva annunciato l’uscita dell’Italia da quel conflitto mondiale che la dilaniava da tempo e che ne avrebbe deturpato per sempre la storia.

La gente di Ortona aveva subito risposto con entusiasmo, affollando le strade e festeggiando, attratta dal miraggio di una nuova vita sotto il segno della pace. Nonostante l’euforia, il lugubre e intenso lamento delle sirene aveva di nuovo obbligato la popolazione a rintanarsi nei rifugi o nelle caverne ai margini delle campagne, riportando tutti alla realtà di una guerra che doveva essere combattuta e sofferta fino alla fine.

Da troppo tempo Masetto era solo e in attesa. Qualcosa doveva essere andato storto, forse una soffiata; si sforzò di rimanere tranquillo cercando di respirare con calma. Proprio adesso che la guerra volgeva al termine, quello era un problema imprevisto.

La polvere dei calcinacci umidi, sparsi nella stanza, gli riempiva le narici, accrescendo l’agitazione e aumentando la certezza che, in caso di attacco aereo, la sua posizione si sarebbe fatta sempre più pericolosa con il passare del tempo. Sforzandosi di rimanere calmo deglutì, nel tentativo di evitare il fastidio alla gola. Nella piazzetta che aveva davanti, una lunga balconata si stagliava sul mare sottostante, mentre alla sua destra la via era chiusa dalle mura del teatro cittadino. L’eventualità di un brutto incontro con una pattuglia tedesca non era da scartare e la strada che scendeva al porto rimaneva la sola via d’uscita.

Cercando di non fare rumore si alzò in piedi, dirigendosi tentoni verso la scalinata che portava al piano terra, deciso a uscire in strada per raggiungere il rifugio antiaereo più vicino. Con le mani tese in avanti alla disperata ricerca della porta, i suoi sensi furono allertati da un rumore inconfondibile. Era un motore, o meglio, un insieme di motori rombanti. Gli aerei stavano arrivando e lui non poteva più scappare verso uno dei ricoveri in cui era solito cercare riparo con la sua famiglia e con gli altri abitanti del quartiere.

Il rombo si faceva sempre più vicino e da un momento all’altro avrebbe udito i fragori delle bombe lanciate dagli aerei americani!

Avvicinandosi di nuovo alla finestra aperta e senza farsi prendere dal panico, alzò lo sguardo in cerca delle ombre veloci dei bombardieri nel cielo buio proprio nel momento in cui la luce del faro si accendeva d’improvviso sul mare.

«No, padre, cosa fai?» gridò, senza accorgersi che la voce gli usciva dalla bocca perdendosi nella piazzetta deserta.

Luigi gli aveva insegnato ad amare e rispettare il mare, raccontandogli le storie che conosceva durante le notti che passavano insieme, non di rado, nella baracca in fondo al Molo Nord.

Luigi Tusco, suo padre, era il guardiano del faro, e la luce accesa durante il coprifuoco lo esponeva al tremendo pericolo di un imminente bombardamento, nonché a una sicura e feroce rappresaglia da parte del comando tedesco nel caso fosse rimasto vivo.

Senza pensare alle conseguenze, Masetto si precipitò fuori dal suo nascondiglio, scendendo di corsa le scale illuminate da un chiarore crescente e inaspettato che filtrava dai vetri delle finestre.

Attraversò la piazzetta e si affacciò alla balaustra di calce e gesso consumata dalla salsedine. Una colonna di automobili percorreva la strada sottostante dirigendosi verso il porto.

Non era in atto alcun attacco aereo.

 

Le auto arrivarono in fila indiana sulla banchina. Il Molo Martello, che prendeva il nome dalla sua insolita forma, si animò di un caos innaturale. Dalle automobili in sosta scesero delle persone ben vestite, uomini e donne, che avanzando si guardarono intorno con circospezione, mentre il rumore dei passi rompeva il silenzio che gravava tutto intorno.

Uno degli uomini indossava una divisa verde.

Impettito andò incontro al maresciallo Pinto, Comandante della locale caserma dei Carabinieri, che quella sera dirigeva le operazioni in porto, e gli chiese notizie della “Baionetta”.

Masetto, nel frattempo, aveva imboccato la strada in discesa. Abbandonato il suo rifugio e incurante del buio, voleva raggiungere la baracca e spegnere quel dannato faro che lampeggiava all’imbocco del porto. Arrivò ansimando all’inizio della banchina, rallentando per non tradire la sua presenza, ma la vista improvvisa di tutte quelle persone in attesa lo colse di sorpresa, e a stento riuscì a buttarsi a terra, nascondendosi dietro a una rete da pesca appesa ad asciugare.

Da quella distanza vedeva la scena, ma non riusciva a distinguere i volti. Gli era chiaro che quelle persone non erano lì per caso, ma stavano aspettando qualcosa o qualcuno. Il cuore gli batteva forte e il sudore gli colava dalla fronte. Cercò di riprendere fiato. Aveva appena cominciato a studiare la situazione quando, dalla strada appena percorsa, vide arrivare due camionette della Capitaneria di Porto. Trasportavano una decina di persone che, a differenza delle altre in attesa, riconobbe una volta scese sul molo. Erano marinai ortonesi, membri d’equipaggio dei pescherecci ormeggiati in porto, che gesticolavano come fossero stati obbligati a fare qualcosa contro la loro volontà.

Dietro quell’esiguo riparo, con le mani strette attorno al ginocchio dolorante a causa della caduta, percepiva il pericolo che incombeva su suo padre e si sentiva la gola asciutta, ma gli era ormai chiaro che non ci sarebbe stato nessun bombardamento quella notte.

 

  

FIRST CHAPTER                  

During the day it was possible to see the sea out of the window on the first floor in Largo Ripetta.

Sitting on the dirty floor and getting his thoughts lost in the dark, Masetto was anxiously waiting for the usual smuggled flour and salt procurement and he started feeling worried.  He had been waiting for more than three hours and he knew he was risking life and limb that night. 

The day before, the 8th September 1943, the radio speaker announced the Italy coming out of that World War which had been savaging it from a long time and would had ruined its history forever. 

The folks of Ortona responded immediately with enthusiasm, crowding the streets and celebrating, attracted by the dream of new life in the name of the peace. Even though the euphoria, the gloomy and intense sirens complaint forced people to take refuge in shelters and caves at the edge of the countryside. They were facing again a war which had to be fought and suffered till the end. 

For a long time Masetto was alone and waiting. Something had to get wrong, maybe a disclose; he was trying hard to stay relaxed and to breathe calmly. Just now that the war was bringing to an end, that was an unexpected issue. 

His nostrils were full of the dust of the pieces of humid plasters scattered in the room. The anxiety was growing and so the certainty, that in case of air attack, his position was getting more and more dangerous as time was passing by. Forcing himself to stay calm he swallowed, trying to clear that knot in his throat. 

In the little square in front of him a long balcony stood out the underlying sea and on his right the street was closed by the wall of the city’s theatre. There was the chance of a bad encounter with a German patrol, and the road for the harbor was the only way out. 

He stood up trying not to make some noise, he fumbled around towards the stairs which brought to the ground floor, determined to go out in the street to reach the nearest air-raid shelter. He was desperately trying to find the door with his hands, when his senses were alerted by a unique noise. It was a motor, or well a combination of rumbling motors. Military airplanes were coming and he couldn’t escape towards one of the refuge in which he used to hide in with his family and the neighborhoods. 

The rumble was getting closer and in a moment he would have heard the clash of bombs launched by Americans airplanes. 

He got closer to the window once again, and without panicking, he looked up to the sky searching for the rapid shadows of the bombers right while the lighthouse was suddenly lighting the sea. 

“ No, father, what are you doing?” he yelled without realizing that the voice came out the mouth, loosing it in the little square. 

Luigi taught him to love and respect the sea, telling him the stories that he knew, during the nights spent together, not often, in the shed at the bottom of the North Harbor. 

Luigi Tusco, his father, was the guardian of the lighthouse, and turning on the light during the curfew was dangerous because of an imminent bombing and , for sure, of a cruel reprisal of the German command in case of he would survived to bombs. 

Without thinking about the consequences, Masetto  step out of his shelter, running down the stairs enlighten by a growing and unexpected glimmer which was seeping through the windows. 

He crossed the little square and he appeared at the balustrade made of lime and gypsum worn out by the marine air. A cars column was driving the road below towards the harbor. 

There weren’t any air attacks.

  

The cars  arrived on a single file on the quay. The Pier Martello, which took the name from its unusual shape, was lived up by an unnatural caos. Well dressed men and women got out of the cars parked, looking around with circumspection, while the sound of walking was breaking the silence fallen all around. 

A man wearing a green uniform moved towards the Marshal Pinto, chief of the local Carabinieri station, who was managing the operations at the harbor that night. He asked Pinto about the Baionetta. 

In the meantime, Masetto took the road that leaded down. Careless of the dark, he abandoned the refuge to reach the shed and to turn off that damned lighthouse that was lightning at the entrance of the harbor. He arrived gasping at the beginning of the pier, slowing down, trying not to get caught, but suddenly he was surprised by seeing all those people waiting. He barely sneaked on the ground, hiding himself behind a fishing net left to dry.

From that distance he could see the scene, but he couldn’t  recognize the faces. He knew that people weren’t there by chance, but they were waiting for something or someone. His heart was throbbing and the sweat was trickling down from his brow. He just started to study the situation when  two Harbor Captaincy’s jeeps were coming from the same road he was coming from. They were carrying about ten people who he recognized, once they got off on the pier. They were sailors of Ortona, crew members of the fishing boats moored at the pier. They were gesticulating as they were forced to do something they didin’t want to. 

Behind that scarce shelter, with the hands tight to the painful knee because of the fall, Masetto felt the danger that was looming over his dad. He felt his throat dried, but it was clear to him that there wouldn’t be any bombing that night. 

 

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